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Il cantautore Tavo si racconta a SPL80

Published on Ottobre 5, 2020 by   ·   No Comments

(di Andrea Dasso) Giovane cantautore alessandrino con già all’attivo un album e di un EP uscito la scorsa primavera, Tavo ci ha raccontato un pò di sé, della sua musica e dei suoi progetti futuri, buona lettura!

Iniziamo dal tuo nome, Tavo, come hai scelto il tuo nome d’arte?

 All’anagrafe mi chiamo Francesco Taverna. TAVO deriva dal mio cognome. Fin dalla prima elementare tutti hanno iniziato a chiamarmi cosi. Mi è sempre piaciuto e siccome per me non c’è mai stato un reale confine tra persona e personaggio, ho deciso di tenere “TAVO”.

 Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente nella tua crescita artistica?

Sicuramente tutto il cantautorato italiano, quello storico. Ma in realtà vengo da ascolti molto variegati. Ho ascoltato pop, rock, elettronica, ho studiato jazz al conservatorio. Non ho una predilezione verso qualche artista in particolare.

Quando si scrive musica propria l’importante è avere tanti ingredienti per poterne estrarre una ricetta originale e soprattutto personale.

 Hai realizzato da poco il tuo nuovo EP “Theia”, descrivicelo in 3 parole…

Assenza di gravità.

Com’è stato affrontare la sfida di allestire un concept album con una tematica così particolare?

Il viaggio nello spazio è un viaggio nell’ignoto, non esiste il confine tra materiale ed astratto. Affascina, ma spaventa.

Ho pensato che fosse la perfetta metafora del viaggio interiore. Il viaggio tra i sentimenti e i ricordi.

 Come hai scelto l’idea di incentrare il disco sullo scontro tra la Terra e Theia?

Sono rimasto affascinato dalla storia sulla creazione della Luna. Se uno ci pensa, da uno scontro catastrofico che avrebbe potuto spazzare via ogni forma di vita, se ci fosse stata, è nata l’unica possibilità (la Luna) che aveva la vita stessa di esistere. 

Quali sono le principali differenze (oltre le tematiche ovviamente) tra Theia ed il tuo precedente lavoro Funambolo?

Funambolo è un album, come Theia, autobiografico. Differisce però dal nuovo EP in quanto quest’ultimo descrive volti, paesaggi e situazioni, solo attraverso immagini e sentimenti. Funambolo è prettamente cronologico, realistico ed oggettivo.  

C’è un brano di Theia a cui sei più legato?

Sicuramente “Il Tempo Di Ballare”. L’ho dedicato a mia madre. Sono cresciuto con i nonni e non ho avuto la fortuna di godermela molto. Perciò ho scelto di racchiudere, nei tre minuti di questo brano, tutto quello che avrei dovuto e voluto dirle in ventisette anni.

Uno dei pezzi più interessanti del tuo nuovo lavoro è Annabelle che parli di amori sbagliati, puoi raccontarci qualcosa di più?

Annabelle nasce dal ritrovamento di una lettera del 1850, nella quale un certo Ennio e una certa Maddalena si scrivono. Leggendola si scopre che i due sono in realtà amanti.

Mi ha colpito quanto, aldilà della forma, il contenuto della lettera sia molto attuale. Si può perciò dire che Annabelle parla dei sentimenti che viaggiano immutati ed immutabili nel tempo.

Anche la cover dell’EP è molto particolare, cosa volevi comunicare al tuo pubblico?

La cover rappresenta un mondo fluido, mutevole, rappresentato dal gelato. Ua realtà nella quale il passato (il panda) fatica a coesistere con l’incertezza del presente e del futuro incerto (le astronavi).

 Sulla copertina dell’EP hai messo un bollino in stile USA ma con la scritta Implicit Content, come mai?

La copertina è stata realizzata da Lorenzo Chiesa (grafico anche per note multinazionali, nonché amico d’infanzia e compagno di palco), il quale ha voluto strutturare un vero e proprio concept tra le varie copertine. Ogni copertina pubblicata fino ad oggi, nasconde segreti e significati impliciti. Quando pubblicherò l’album vero e proprio, tutte le grafiche, si potranno comporre  come un grande mosaico.

 Pur essendo solo al tuo secondo album, hai già maturato una solida esperienza live, che rapporto hai con la musica dal vivo?

È la parte che più amo di questo mestiere / atto di fede. Credo di essere ancora al primo gradino di una lunga e irta scalinata, perciò sul palco non ho ancora l’esperienza che vorrei.

Il contatto con il pubblico è per me la cosa più bella. L’unica che rende questo lavoro, il lavoro più bello del mondo.

 C’è un evento o un concerto a cui sei più legato o di cui conservi un ricordo particolare?

Certamente quello al Rocket Club di Milano. Il primo concerto da headliner. Ero in ansia. Io vengo da un paese di 4000 anime appena, trovarmi di colpo in una grande città mi ha spaventato. Temevo non sarei mai riuscito a riempire quel posto. Ero terrorizzato. Beh… alla fine è andata alla grande.

 Da “insider” come vedi la scena indie italiana?

Credo che “indie” definisca un po’ tutto e un po’ niente. Ed è proprio questa la cosa che amo.

L’indie ha rotto la barriera del genere, permettendo alle persone di ascoltare la musica senza catalogazione (rap,pop,rock…). Prima, tutti erano molto più settoriali, ricordo che da ragazzino esistevano le “fazioni”: rockettari – rapper, ecc. Mi fa ancora sorridere la cosa.

 Proiettiamoci nel futuro: chi ti piacerebbe avere ospite nel tuo prossimo album?

Apprezzerei avere accanto Francesco Motta. È un grande artista. Invidio un sacco la sua abilità nella ricerca sonora.

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