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Un paese ci vuole: il nuovo album di Dimartino

Published on Aprile 26, 2015 by   ·   No Comments
COPERTINA_PAESE_def.tifE’ uscito il 21 aprile su etichetta Picicca dischi “Un paese ci vuole”, il nuovo album di inediti di Dimartino, tra i più attesi della stagione discografica.
 Un disco che è un viaggio, semplicemente, che inizia con l’arrivo della primavera e si chiude con settembre, la fine dell’estate.
Un percorso che grazie a una scrittura immaginifica ci restituisce frammenti di vita che rischiano di essere dimenticati. Perché le canzoni di Dimartino questo fanno: creano immagini, le disegnano con cura e le raccontano con un lirismo intenso e delicato più unico che raro.Le parole di Cesare Pavese sono prese in prestito per dare il titolo all’album e lasciano intuire fin da subito il filo rosso che unisce tutte le tracce: “Il paese inteso non solo come luogo geografico, ma soprattutto come condizione umana in estinzione – spiega Dimartino – quello che ti porti dentro ovunque tu vada, il paese necessario a conservare i ricordi”.

Un album sospeso tra folk, pop e un songwriting poetico che attinge al profondo della canzone italiana e ne rielabora la lezione in chiave modernissima, fino a spingersi in territori altri, sfiorando l’elettronica, e in alcuni episodi i ritmi sudamericani. Tra le tematiche affrontate c’è il sogno “politico” di un Mediterraneo senza frontiere e ci sono le migrazioni dei giovani che cercano fortuna in Europa, ma anche la bellezza delle piccole cose e la gioia della festa.
Anticipato dal singolo Come una guerra la primavera, “Un Paese ci vuole” è stato registrato in una casa di campagna in Sicilia insieme ai compagni di avventura Angelo Trabace e Giusto Correnti, con l’ausilio di uno studio mobile. Prodotto da Fabio Rizzo e Antonio Cupertino, vede la collaborazione di Francesco Bianconi dei Baustelle, che con Dimartino ha scritto e interpretato Una storia del mare, e di Cristina Donà, che canta in I calendari.

Un disco che arriva dopo “Cara maestra abbiamo perso” (2010), “Sarebbe bello non lasciarsi mai ma abbandonarsi ogni tanto è utile” (2012) e l’ep “Non vengo più mamma” (2013), lavori che hanno messo in luce le straordinarie qualità di scrittura di Dimartino, proiettandolo nel novero dei cantautori e degli autori più interessanti e del panorama italiano.

“Un paese ci vuole” è un album pieno di idee e guizzi, costruito con armonie che catturano, dove Dimartino, come un abile demiurgo, ha saputo mettere ogni cosa al suo posto senza lasciare nulla al caso.
Undici tracce, di cui una strumentale (dodici se si aggiunge la registrazione del racconto del nonno, narratore di cose perdute)  dotate di un grande respiro melodico. Un lavoro corale  che evoca e affabula, dove la voce duttile ed espressiva del cantautore è guidata quasi sempre dai temi del pianoforte di Angelo Trabace, a cui si aggiungono le percussioni di Giusto Correnti e  di volta in volta gli archi, i cori, i timpani, le chitarre.

Undici gioielli in cui il cantautore racconta la sua terra e la rende universale, dipingendone le dinamiche umane fatte di abbandoni, di ritorni, e di sogni che non si lasciano intimorire dalle frontiere o dalle distanze.

IL DISCO:DAL MESSICO ALLA SICILIA, GLI ADDII E I RITORNI, I SORRISI E LA MALINCONIA

“Un paese ci vuole” prende forma su un autobus di Oxaca, in Messico, un anno fa. Dimartino guarda fuori dal finestrino e osserva immagini che gli ricordano la sua Sicilia, nonostante le 14 ore di distanza. Da qui l’idea di raccontare il Paese: “Non soltanto ogni giorno muoiono dei paesi perché lasciati deserti dalla politica e dalla burocrazia – spiega il cantautore –  muoiono anche delle abitudini umane messe in un sacco dalla modernità”.
Il paese diventa dunque l’antidoto alla frenesia dei giorni odierni, un luogo dove ritrovare la felicità, lontani dalla città. Un luogo dove la beatitudine può arrivare all’improvviso osservando le piccole cose, perché, come direbbe Vinicio Capossela – proprio l’artista a cui Dimartino sparava in “Cara maestra abbiamo perso” – è nel minuscolo che sta il gigantesco.Sa essere solare e gioioso, Dimartino. Come mai prima d’ora. Lo è nel raccontare la nascita e l’inizio con le esplosioni soniche di Come una guerra la primavera, prima traccia del disco che ben introduce alle tematiche sviscerate nelle canzoni successive. Lo è nell’inno al viaggio e alla scoperta di Niente da dichiarare, la canzone più politica che rappresenta l’utopia di un mondo senza limiti e confini; un canto liberatorio che cresce in intensità dalla prima all’ultima nota.

E’ luminoso negli acquarelli sfocati dei paesi siciliani di Da cielo a cielo, e nei potenti riff di chitarra che ci trasportano nelle atmosfere de L’isola che c’è.
Tuttavia, accanto a tutto questo, troviamo anche la gente con il freddo negli occhi, gli stati di niente fra gli Stati di grazia, la pioggia senza gli ombrelli. Immagini che rendono anche le canzoni più felici pervase all’improvviso da una malinconia che arriva dritta al cuore. Perché è nei contrasti che la scrittura di Dimartino si realizza appieno, per sorprenderci ogni volta.
Esempio lampante ne è La vita nuova, in cui alla gioia e ai colori del giorno di festa si accompagnano i discorsi di un emigrato che torna a casa per la Pasqua con i suoi “ideali da ragazzo nuovo”. Figlio del suo tempo, il cantautore racconta con lucidità e velata ironia la condizione dei sui coetanei costretti a cercare lavoro fuori dal proprio paese, e strappa un sorriso amaro perché le frasi di chi parte, sono sempre un po’ le stesse: “Fuori è meglio, lo stato è giusto, la legge è buona”. E nonostante questo, nonostante le grandi opere e le distese d’oro che ci sono all’estero, ineluttabilmente “i figli della nuova Europa scappati dopo la maturità, ritornano per le vacanze  e non vanno più via”.

La foresta, unico pezzo strumentale, scritto da Angelo Trabace, si trova a metà dell’album  per dare alla sequenza delle canzoni un’ambientazione cinematografica. In Le montagne, dove insieme alle percussioni sono protagonisti la partenza di un amore e il distacco dal luogo natio, prevale una nota malinconica. Così come in  I calendari, canzone delicata dall’andamento un po’ caraibico resa lieve anche dalla voce di Cristina Donà; fino ad arrivare a Case stregate, la traccia più visionaria; passando per Una storia del mare, la ballata più struggente, dove Dimartino canta – insieme a Francesco Bianconi – un amore stagionale che si conclude ogni anno con un oblio.

“Un paese ci vuole” è tutto questo e molto di più: un caleidoscopio di emozioni che lasciano aperta la via dell’immaginazione verso un passato che diventa presente e futuro; in cui i colori brillano ascolto dopo ascolto. Il meccanismo funziona: quel paese, quella strada, quella festa, potrebbero essere quelle a cui tutti noi siamo legati.

        TRACKLIST

  1 –  Come una guerra la primavera
  2 –  Niente da dichiarare
  3 –  La vita nuova
  4 –  Da cielo a cielo
  5 –  Una storia del mare
  6 –  La foresta
  7 –  Case stregate
  8 –  L’isola che c’è
  9 –  Stati di grazia
10 –  La montagne
11 –  A passo d’uomo
12 –  I calendari 

PRIME DATE TOUR CONFERMATE
29 aprile Milano – Salumeria della Musica
7 maggio Bologna – Locomotiv
8 maggio Firenze – Tender:Club
9 maggio Perugia – 110 Caffè
13 maggio Roma – Monk
15 maggio S.Maria a Vico (CE) – SMAV
16 maggio Messina – Retronouveau

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