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Il progetto Enter raccontato dal suo ideatore, Salvatore Primiceri – Intervista esclusiva di SPL80

Published on Aprile 13, 2015 by   ·   No Comments

delivery270 Delivery è il secondo disco del progetto Enter, nome dietro il quale si nasconde Salvatore Primiceri, autore, editore, scrittore, mediatore ma anche grande esperto ed appassionato di musica 80’s, proprio quella che permea il sound del nuovo album di Enter.

Siamo riusciti a scambiare due parole con Salvatore che ci ha raccontato un pò di Enter, di Delivery, di SIAE e di come in sole 24 ore riesce a fare tutto quanto descritto sopra. Buona lettura!

1. Iniziamo con un po’ di storia: come nasce il progetto Enter?

Enter nasce nel 1998, durante i primi anni di università. Al liceo suonavo la tastiera in un gruppo con degli amici che però era sostanzialmente una cover band. Siccome ho sempre preferito comporre, mi sono inventato Enter per dare sfogo alla mia creatività.

2. Chi si nasconde dietro al nome Enter? Oltre a Salvatore ovviamente…

Enter è un progetto solista. Mi avvalgo della collaborazione e dei consigli solo di alcuni fidatissimi amici.

3. Per una band o un artista è già difficile farsi notare con un disco “normale”, figuriamoci con un album interamente strumentale… come mai questa scelta così particolare e controcorrente?

Mi sono appassionato di musica fin da bambino, in particolare di tastiere elettroniche. Ho frequentato anche un corso di pianoforte da piccolo. Sono cresciuto con Jean Michel Jarre, Mike Oldfield e vari artisti che hanno avuto successo proprio con la musica strumentale. La musica mi coinvolge più delle parole.

4. Hai mai pensato di realizzare un brano cantato per il nuovo disco di Enter? Se sì da chi ti sarebbe piaciuto farlo cantare?

Già in “Poplife”, l’album uscito a marzo, ci sono degli inserti vocali (vedi il singolo “Streets”). Ma nel prossimo, a cui sto lavorando, i brani saranno quasi tutti cantati. Le mie voci preferite sono Thomas Anders (Modern Talking), Neil Tennant (Pet Shop Boys), Sharleen Spiteri (Texas) e Christine MacVie (dei Fleetwood Mac, che è anche la straordinaria tastierista della band). Sogno troppo vero?

5. Come è nata l’idea di mettere un drone nella cover di Delivery? Mi sembra molto azzeccato il collegamento con il nome dell’album…

La scatola appesa a un drone è l’immagine della consegna di qualcosa di molto gradito. Nel mio caso la voglia di tornare a divertirmi con la musica dopo un po’ di anni. Delivery è anche un augurio affinché tutti possano prima o poi ricevere una gradita consegna.

6. Delivery e Poplife sonpoplife1425o dischi SIAE free ma nel concreto cosa significa?

Significa che non sono iscritto alla SIAE per scelta. Questo vuol anche dire che la mia musica può essere trasmessa senza pagare la SIAE. Per me è pubblicità, ci tengo che i brani vengano ascoltati il più possibile.

7. Quali artisti hanno influenzato la musica di Enter?

Beh dicevo prima degli autori strumentali degli anni 70 e 80 ma anche Pet Shop Boys, Erasure, OMD, Mylene Farmer, Enigma e tutto il panorama chill-out.

8. Come dicevamo, la musica strumentale è un ambito abbastanza di nicchia, sei rimasto soddisfatto dell’accoglienza ricevuta da Delivery?

Oggi con gli strumenti del web è più facile farsi conoscere. I cd di Enter sono in vendita su tutti i negozi digitali e ho saputo che alcuni brani sono stati scaricati in Germania, Svezia, Danimarca e Inghilterra. Questo genere musicale è da sempre più apprezzato nel nord Europa. Per me la musica è un divertimento e in quanto tale sono sempre soddisfatto.

9. Il progetto Enter avrà un futuro? Un seguito?

A luglio, per il mio quarantesimo compleanno, dovrebbe uscire il nuovo album che, come dicevo, sarà più cantato. E’ un lavoro a cui mi sto dedicando con molto impegno.

10. Chi ti piacerebbe ospitare in un tuo prossimo disco? Sia come produttore sia come vocalist o tastierista…

Siamo nel campo dei sogni… Che ne dici se provo a comporre l’inno di Spl80 e lo facciamo cantare insieme agli artisti anni 80 che conosci tramite il sito?

primiceri311. Sappiamo bene che sei un grande appassionato di musica anni ’80, non pensi che nel nostro Paese ci sia una sorta di pregiudizio verso quel decennio? E’ molto difficile trovare in Italia, ad esempio, grandi festival con artisti 80’s (molto spesso italiani) come all’estero…

Più che un pregiudizio a volte manca il giusto rispetto per artisti che hanno fatto la storia della musica. Tendiamo a dimenticare in fretta o apprezzare un autore solo per il primo successo e poi basta. Colpa di tanti fattori, tra cui lo scarso investimento delle etichette straniere in Italia. Per questo si punta a promuovere solo ciò che può dare risultati certi. Mi pare che oggi, comunque, ci sia una maggior cultura del decennio 80-90. Sembra infatti finita l’epoca in cui gli artisti anni 80 venivano tutti trattati come meteore e la loro musica come puramente commerciale in senso negativo.

12. Sempre riguardo al circuito della musica live, alcuni anni fa eri stato tra i promotori del progetto Anni 80 Lo Show, evento rimasto ancora unico nel suo genere nel nostro Paese, hai mai avuto voglia di tornare a lavorare ad eventi del genere?

Già negli anni universitari avevo fondato un’agenzia di comunicazione con la quale mi sono anche occupato dell’organizzazione e promozione di decine di eventi di spettacolo, concerti e rassegne teatrali in Italia. Ho lavorato con la maggior parte dei big della musica e del teatro italiano e non solo. Sul filone anni 80, ho inventato “OneNight80” e “80eLodi”, due festival che hanno girato l’Italia con successo e ho collaborato a molte altre iniziative organizzate da soggetti pubblici e privati. “Gli anni 80 lo Show” era un bel progetto ma cadeva in un momento sbagliato e anche un po’ sfortunato della mia attività professionale. Inoltre la crisi degli spettacoli dal vivo nel 2009 iniziava a farsi sentire con grave forza e ciò non aiutava. Conclusa quell’esperienza mi sono dedicato poi a mestieri più attinenti al mio percorso di studi. Oggi mi occupo di molte cose di cui vado fiero e che mi arricchiscono come persona.

Difficile quindi dire se tornerei a organizzare concerti. Mi piacerebbe ma il mercato è ancora più difficile di allora e per lavorare bene occorrono comunque importanti disponibilità finanziarie che non ho e che sarebbe comunque complicato reperire.

13. Musica 80’s italiana vuol dire italodisco, chi sono i tuoi artisti italiani preferiti di quel decennio?

Senza dubbio Gazebo e P Lion. Sono stati anche i miei primi ospiti a Lodi durante la prima bellissima edizione di “80eLodi” in Piazza della Vittoria.

absiae80014. Tra le tue battaglie “storiche”, c’è quella dell’abolizione della SIAE e sull’argomento hai scritto anche un libro molto interessante: perché credi sia il caso di abolire la SIAE? Se ciò dovesse accadere come credi che andrebbe tutelato il diritto d’autore?

La SIAE l’ho conosciuta non solo per i miei studi giuridici ma anche attraverso l’esperienza sul campo quando mi occupavo di organizzazione eventi culturali. L’ho trovata una macchina troppo burocratizzata che finisce per diventare un ostacolo a chi ama la musica. Penso che SIAE dovrebbe essere abolita come ente pubblico. Il mercato del diritto d’autore andrebbe quindi completamente privatizzato. La concorrenza tra più società di gestione dei diritti potrebbe aprire le porte a sistemi di tutela e ripartizione dei diritti più equi che tengano nel dovuto rispetto anche gli autori meno noti.

15. Visto che sei un esperto in materia, credi che internet ed il file sharing siano un nemico del diritto d’autore o anche una risorsa? Credi che la SIAE abbia avuto o abbia una visione un po’ ristretta ed arcaica della questione?

Da sempre SIAE e grandi major hanno avuto una visione ristretta della questione tant’è che viaggiano con un ritardo enorme e con un passo nemmeno troppo convinto. Io non ho mai creduto alla favola della pirateria, almeno non quella dell’utente medio che scarica o condivide una canzone sul suo pc. La pirateria è quella che lucra pesantemente sulla vendita dei prodotti contraffatti. Il resto sono scuse in nome del diritto d’autore che certamente va tutelato ma con intelligenza; non deve trasformarsi in boomerang. Vessare i fruitori della musica in nome del diritto d’autore non è corretto. Credo infatti che diffusione significhi conoscenza e ampia possibilità di vendita. Se le tue canzoni sono diffuse, un utente le conosce e se piacciono davvero le compra anche se si è scaricato un file gratis. Se il prodotto è di qualità vale la pena acquistarlo originale e i dati lo dimostrano. E’ finita l’epoca dei cd a scatola chiusa dove erano belle 3 canzoni su 12.

16. Mediatore, editore, formatore ed anche musicista… come riesci a fare tutto questo in una giornata di 24 ore?

Semplice, spesso non ci riesco! Oggi mi dedico molto alla professione di editore e autore di libri. Mi piace scrivere e insegno in corsi di formazione. Ripongo in queste cose passione e speranze. La mediazione, oltre che una professione, è qualcosa che ti insegna anche a vivere e che ti permette di ascoltare i problemi di tante persone e lì capisci che dalla conflittualità del nostro mondo si può uscire soltanto imparando a relazionarsi al meglio tra di noi, ascoltandoci di più, comprendendo e rispettando i punti di vista. Infine la musica è fondamentale, apre e chiude ogni mia giornata.

(Andrea Dasso)

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