Come ogni anno eccoci all’appuntamento con il meglio della musica anni ’80 che l’anno che oggi si chiude ci ha regalato. Il 2013 è stato un grande anno per la musica 80’s con il ritorno di artisti quali Depeche Mode, Erasure, Pet Shop Boys, Alison Moyet tutti nello stesso anno.
Ecco, secondo noi, il meglio del 2013:
10. Frankstein – Enrico Ruggeri: album coraggioso, realizzato senza pensare al mercato e alle mode, ma solo a quello che Enrico aveva in testa e voleva dire. Sperimentale e potente, Frankstein ha in Diverso Dagli Altri e ne Il Capitano i punti di forza e conferma Ruggeri quale uno dei pochi artisti poliedrici e innovativi del panorama italiano.
9. This Is What I Do – Boy George: Boy prova a lasciarsi alle spalle definitivamente un periodo in cui è salito alla ribalta più per guai con la legge e cadute di stile che per la sua musica. Il nuovo album è un prodotto molto diverso dai precedenti suoni soft ed elaborati niente spazio alla dance ed una voce in gran forma come non si sentiva da tempo.
8. Wilde Winter Songbook – Kim Wilde: era lecito aspettarsi di più da un disco che affiancava a Kim Wilde altre stelle 80’s come Rick Astley e Nik Kershaw, nonché buon parte della famiglia Wilde (Marty, Ricky e Scarlett nonché il marito di Kim, Hal Fowler). Il disco è un normale compitino di ordinario amministrazione, utile a Kim per riaffacciarsi nel natio mercato inglese che la snobbava da oltre 10 anni, ma il disco appare senz’anima, tutto quanto di buono fatto con gli ultimi dischi qui è messo da parte a favore di fiacche melodie troppo in sintonia con il periodo natalizio.
7. Lost Sirens – New Order: album realizzato da alcuni “scarti” del precedente Waiting For Sirens’ Call, Lost Sirens riesce a suonare meglio del suo predecessore, simbolo della qualità che la band di Sumner riesce a mettere in ogni lavoro. Unica chance finora per risentire Hook assieme al suo vecchio gruppo, Lost Sirens riesce a proporre alcuni pezzi nel classico stile New Order ed i brani più convincenti sono I Told You So e Sugarcane.
6. What About Now – Bon Jovi: il grande ritorno di una delle rock-band più importanti del mondo: i Bon Jovi. Sorretto da brani di qualità come Not Running Anymore e Because We Can, il disco mostra ancora una volta la potenza del sound di Jon e soci, l’ennesima riconferma di una carriera straordinaria.
5. English Electric – OMD: ritorno al synth-pop delle origini per gli OMD con un disco fresco e coinvolgente, forse non così accattivante come History Of Modern, ma comunque un album di ottimo livello, che conferma la definitiva rinascita del duo a livello internazionale dopo il periodo di buio durato quasi 15 anni.
4. Delta Machine – Depeche Mode: bravi i Depeche a rialzarsi dopo il mezzo passo falso di Sound Of The Universe. Delta Machine suona bene, armonico e ben sviluppato ma non ha quel suon rivoluzionario che Dave e soci avevano annunciato: il marchio della band è molto forte, i temi trattati (sofferenza, amori tormentati, etc.) sono sempre quelli così come il lato dark. Di certo un passo avanti rispetto alla svogliata produzione precedente, ma non ancora quel balzo in avanti che aspettavamo.
3. Snow Globe – Erasure: album realizzato in pochissime settimane e quasi a sorpresa. A metà tra disco di inediti e quello di cover natalizie, Snow Globe soffre un pò di questa doppia anima: tanto sono valide le nuove canzoni quanto zoppicano un pò le cover. Nonostante tutto il disco non offre Erasure snaturati al mercato natalizio ma anche in questo lavoro emergono il loro stile e la loro creatività: la trasformazione in una hit dance del brano in latino Gaudete ne è un esempio, mentre Make It Wonferful è il brano più riuscito del progetto.
2. The Minutes – Alison Moyet: disco che è valso assolutamente la pena attendere per ben 6 anni! Il ritorno di Alison al sound delle origini, all’elettronica senza però suonare nostalgico o eccessivamente retro. Supportata dal produttore Guy Sigworth, Alf ci ha regalato un disco raffinato ed elegante in cui spiccano la potenza di When I Was Your Girl, la delicatezza di Filigree e la perfezione elettronica di Changeling e Right As Rain.
1. Electric – Pet Shop Boys: il duo inglese conquista la vetta della nostra classifica di fine anno con il loro potente, straordinario ritorno alla dance. Dopo un album introspettivo che aveva fatto storcere il naso a più di un fan (Elysium), il duo ha chiesto una mano al producer Stuart Price e a meno di un anno da Elysium ha sfornato un potente disco dance, il più dance dai tempi di Nightlife e per di più di ottima qualità. Pezzi come Vocal, Love Is A Borgeois Construct e Thursday riconsegnano ai Pet Shop Boys un pò posto d’onore tra i maestri del synth-pop e la vetta della nostra classifica di fine anno.
Andrea Dasso
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