Nel 1973, a soli sedici anni, Mike Oldfield esordisce nel mondo della musica con un album capolavoro: “Tubular Bells”. La genialità di quell’opera è rimasta talmente impressa nei ricordi degli appassionati e dei critici musicali che gli album successivi dell’artista britannico non sono mai stati recensiti positivamente. Eppure la musica di Oldfield è rimasta sempre su un ottimo livello per originalità ed esecuzione. Se tentiamo per un attimo di dimenticare “Tubular Bells” e ci tuffiamo incuriositi in questo ultimo album ci accorgeremo senz’altro che si tratta di un lavoro di alta scuola dove Oldfield suona con maestria un intreccio di melodie ricche, affascinanti e per niente ripetitive. All’inizio dell’album spicca il brano “Cochise” con il suo ritmo che si fa sempre più incalzante; si passa poi a brani più rock dove abbondano le chitarre elettriche per finire in tranquillità con l’incantevole melodia di “Enigmatism”. Le atmosfere ricordano a tratti la musica celtica e vagamente le colonne sonore di Ennio Morricone per i film western. Si tratta quindi di un album impegnato ma comunque orecchiabile, curato alla perfezione anche negli effetti e negli arrangiamenti; un vero pezzo da collezione, insomma, da ascoltare tutto in una volta per gustarne a pieno le variazioni, i cambiamenti di tema, l’intreccio delle melodie e delle chitarre tutte magistralmente suonate da Mike Oldfield. VOTO: 9
Salvatore Primiceri
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