Jean-Michel Jarre concepì questo album come un lavoro totalmente innovativo: doveva essere il primo disco ad essere suonato e registrato tra la Terra e lo spazio. Si tratta di uno dei capolavori di questo musicista, pensato e realizzato nello spazio di soli due mesi! Nello stile di Jarre, l’album è una suite elettronica divisa in movimenti, ricca di variazioni melodiche. Si parte con First Rendez-vous, brano pieno di phatos e atmosfera, per poi passare “Second Rendez-vous” lunga piece onirica, visionaria. Il terzo movimento è suonato con uno strumento fatto di luce: la Laserharp, ovvero dei raggi laser che interrotti dalle mani generano i suoni. “Fourth Rendez-Vous” è elettronica allo stato d’arte: innovativo, orecchiabilissimo, cavallo di battaglia di Jarre. “Fifth Rendez-vous”, dopo aver spiazzato con un “riassunto” dell’album che sembra fatto con una tastierina giocattolo, si trasforma in un pezzo di sequencer, freddo e spaziale. L’ultimo brano, “Ron’s piece”, per ironia della sorte è un pezzo dolcissimo di sax suonato su un tappeto di tastiere, molto malinconico, dedicato all’astronauta-sassofonista Ron McNair che lo avrebbe dovuto suonare a bordo dello shuttle “Challenger 10”, esploso un minuto dopo il decollo. Il concerto di Jarre a Houston finì nel Guinnes dei primati come l’evento più seguito della storia della musica: 1.300.000 spettatori!
Paolo Barrella
sky_tronics@hotmail.com
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