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I MyOwnMine si raccontano a SPL80

Published on Maggio 17, 2020 by   ·   No Comments

(di Andrea Dasso) Recentemente vi abbiamo raccontato dei nuovi progetti della band calabrese MyOwnMine (i più distratti possono recuperare leggendo qui). Siccome siamo sempre attenti alla musica indipendente italiana e siamo molto curiosi di sapere cosa ci sta “dietro” ad un progetto o ad un gruppo emergente, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la band, ecco cosa ci siamo detti. Buona lettura!

Iniziamo dal vostro nome, MyOwnMine, un nome un po’ particolare… cosa significa? Come lo avete scelto?
Il nome è stato scelto da me (Francesco Parise). È legato ad una mia passione per i loop, per la circolarità: se lo ripeti più volte sembra essere quasi palindromo o sembra si avvolga su sé stesso. Il progetto era partito come un’idea solista e quindi mi piaceva esprimere un concetto di forte identità dicendo “questo è tutto quello che sono”: la mia propria versione di me stesso. E poi c’è una velata citazione di una canzone del mio Beatles preferito.

Ci raccontate un po’ come vi siete conosciuti e come avete iniziato a suonare assieme?
Io e Yandro ci conosciamo da una quindicina di anni, da quasi otto suoniamo insieme in varie situazioni musicali. Giuseppe si è unito nel 2018 in sostituzione di Silvio Perri (che ha suonato il basso in tre brani del disco): frequentava alcuni amici in comune ed è stato inglobato contro la sua volontà, almeno inizialmente!

Quali sono gli artisti che vi hanno influenzato maggiormente nella vostra carriera?
Ognuno di noi ha background musicali differenti che spaziano dal jazz al grunge, passando per la nuova elettronica, il post-hardcore, la new wave. Ci vorrebbe una lista molto lunga per condensare gli artisti che ci hanno influenzato.

Avete realizzato da poco il vostro nuovo album “Everything Is In Perspective”, descrivetecelo in 3 parole…
Breve, leggero, variegato.

C’è una canzone dell’album a cui siete più legati?
Ognuno di noi è legato ad un brano diverso per motivazioni differenti: “My possession” per esempio è stato il primo brano che abbiamo scritto con Giuseppe; “Inside the volcano” ha rappresentato una ripartenza compositiva dopo un momento di stallo. Ogni brano ha una storia dietro che potrebbe essere rappresentativa di diversi momenti.

In diversi articoli, molti accostano il vostro disco ad elementi di musica 80’s, cosa avete “pescato” da quel decennio per il vostro lavoro?
Volontariamente abbiamo pescato qualche suono legato alla tipologia di strumentazione che usiamo per le parti di synth e alcune batterie elettroniche. Involontariamente abbiamo pescato una concezione di scrittura della canzone pop che ci piace e che al momento è tra le strade più diffuse nella composizione della musica leggera.

Sempre a proposito di 80’s come vedete quel periodo dal punto di vista musicale? A volte in Italia pare lo colleghino solo a meteore o cantanti in playback, cosa resta secondo voi degli anni ’80?
Gli anni 80 sono stati anni molto importanti per la musica pop(popolare)Internazionale.
L’idea di meteore e playback è legato ad un certo ambito mainstream. Roba di poco spessore e con canzoni che duravano giusto una stagione. Totalmente diverso è il vero background di quei anni: sperimentazioni elettroniche, rumoristica, approccio melodico e armonico avanguardistico. In Italia abbiamo avuto esempi di progetti che hanno superato i confini nazionali imponendosi nel mercato esteri (Matia Bazar, Litfiba, CCCP)…rimane l’insegnamento che in Italia siamo capacissimi di fare musica che può valicare i confini nazionali.

Il primo singolo di Everything Is In Perspective, è Shut The Door raccontateci qualcosa su come nasce e qual è il significato di questo brano.
Come ci è capitato con altri brani, non avevamo pensato subito che potesse essere un singolo o un brano “d’impatto”. Poi qualcuno ci ha fatto notare che poteva funzionare e abbiamo deciso di seguire il consiglio. È stato composto nel periodo in cu suonavamo con Silvio Perri. Il significato è legato alla rivalsa, al riscatto, al volere sbattere la porta in faccia a chi non ha il coraggio di assumersi le proprie responsabilità.

Shut The Door è stato promosso anche da un videoclip, il brano e il video sono collegati tra loro?
Forse in qualche modo sì perché parla di un musicista che si ritrova a suonare in una situazione particolare e nonostante questo cerca di portare a termine il suo lavoro, senza lamentarsi o prendersela con forze esterne.

Avete appena lanciato un contest per creare il video del vostro nuovo singolo, Inside The Volcano, com’è nata l’idea di coinvolgere i fans nel progetto?
Ci piaceva l’idea di fare qualcosa insieme alle persone che ci seguono dal momento che abbiamo passato due mesi di solitudine forzata. I social hanno rappresentato una grande salvezza per molte persone in questo periodo di isolamento e quindi volevamo unire la particolarità dal momento alla funzionalità dei mezzi di comunicazione.

Che rapporto hanno i Myownmine con la musica live? C’è un evento o un concerto a cui avete partecipato che ricordate con particolare piacere?
Per via del blocco dell’attività concertistica non abbiamo avuto modo di suonare tanto da quando è uscito il disco. Di sicuro possiamo dirti che il nostro live più significativo è stato quello di esordio avvenuto circa un anno fa in una cornice meravigliosa. Speriamo di rimpiazzare quel bel ricordo con nuovi bei ricordi appena sarà possibile.

Da “insider” come vedete la scena indie italiana? Ci sono locali e spazi per le band che vogliono fare “musica in proprio” o predominano ancora le cover band?
La scena underground in Italia è stata pesantemente affossata da una cultura giornalistica che ha confuso molto le carte in tavola: “indie” ora è un aggettivo legato a caratteristiche musicali e non più alla tipologia di produzione di un progetto “dal basso”. Gli spazi ci sono, manca la volontà economica ad investire in progetti che siano poco conosciuti, manca la curiosità della scoperta e l’attitudine imprenditoriale del rischio (da parte di locali, etichette e giornali).

Ci sono band o artisti della scena indie che seguite?
Dipende cosa si intende per “indie”: di sicuro ci piacciono molto i Nu Guinea ed Iosonouncane.

Proiettiamoci nel futuro: chi vi piacerebbe avere ospite nel vostro prossimo album?
I due che abbiamo citato sopra non ci dispiacerebbero.

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