(Di Andrea Dasso) Acclamati come una delle novità più interessanti del panorama indie italiano, i Giardini di Chernobyl hanno appena terminato un tour nei club della Penisola a supporto del loro disco d’esordio, Cella Zero. Appena terminate le fatiche del tour hanno trovato il tempo di scambiare due chiacchiere con noi di SPL80, ecco cosa ci siamo detti:
Iniziamo dal vostro nome, Giardini di Chernobyl… un po’ inquietante per la verità ma come lo avete scelto?
Emanuele – Nasce dal bisogno di descrivere ed esprimere lo stato attuale delle cose, in questa nostra società che riteniamo inquinata. Basta guardarsi un po’ intorno o pensare un attimo alla politica, all’ambiente, o lo stesso mondo della musica…. Siamo esattamente nei giardini di Chernobyl!
Ci raccontate un po’ come vi siete conosciuti e come avete iniziato a suonare assieme?
Emanuele – con Simone ci siamo conosciuti via internet ed è stato subito amore, perché avevamo gli stessi interessi e gusti musicali, mentre con Stefano avevamo già collaborato in un altro progetto in passato quindi ci legava già da tempo una profonda amicizia.
Quali sono gli artisti che vi hanno influenzato maggiormente nella vostra carriera?
Stefano – direi che le influenze sono varie, ognuno di noi ha ascolti diversi, quindi più che un’ispirazione unica, (che vedrei più come un limite) parlerei di diversi modi di concepire la musica, io ad esempio seguo molto la scena italiana, mi piacciono molto band come Marlene Kuntz e Afterhours o anche Il Teatro Degli Orrori, ma assolutamente non solo artisti prettamente rock, sono un appassionato anche del mondo cantautoriale mentre Simone ed Emanuele amano di più la scena rock alternative americana.
Avete realizzato da poco il vostro album d’esordio “Cella Zero”, descrivetecelo in 3 parole…
Potente, scuro, istintivo
Quali sono i temi che affrontate in “Cella Zero”?
Simone – Le tematiche principali sono la fatica e la debolezza dell’uomo nel confrontarsi in un meccanismo sociale imposto, quindi, di un uomo messo al centro di questa società “malata” e che nonostante tutto, non smette di lottare e di provarci, intravedendo però una “luce in fondo al tunnel”.
Nel vostro disco d’esordio avete lavorato Giulio Ragno Favero, bassista e produttore del Teatro degli Orrori, come è stato lavorare con un nome così importante del mondo indie e cosa pensata abbia dato al vostro disco?
Simone – Ci ha aiutato a vedere punti di vista diversi al di là dei nostri concetti musicali. Grazie alla sua competenza e professionalità abbiamo saputo dare uno sviluppo migliore a tutto il disco sia da un punto di vista tecnico che musicale.
Avete rilasciato da poche settimane il singolo “Il Desiderio oscuro di Charly” ci raccontate qualcosa del brano? Di cosa parla? Chi è Charly?
Stefano – Charly e un personaggio inventato. E’ una persona fragile in continuo conflitto con il suo lato più oscuro, che cerca disperatamente di controllare, ma alla fine l’oscurità ha il sopravvento su di lui, forse perché nella sua vita non ha avuto vicino delle figure che avrebbero potuto aiutarlo o guidarlo, o forse il mondo se ne semplicemente fregato di lui, perché in fondo in questo modo solo chi è forte sopravvive, mentre i deboli vengono abbandonati, e chi è abbandonato diventa emarginato e l’emarginazione può portare a creare anche dei mostri.
Avete portato in tour il vostro primo disco anche in club lontani dalla vostra zona, come è stato accolto il vostro album da un pubblico che probabilmente non vi conosceva? Avete in programma anche dei concerti in estate?
Simone – in ogni posto in cui andiamo, c’è sempre diversa gente che apprezza la nostra musica, e l’entusiasmo che ci trasmettono, è la nostra benzina! per l’estate abbiamo già fissato alcune date, le altre sono in fase di puntualizzazione
Da giovani artisti indie italiani, come vedete lo stato di salute attuale della musica indipendente italiana? Ci sono altri artisti indie italiani che seguite?
Emanuele – Lo stato attuale della musica indipendente e molto roseo, infatti ci sono moltissimi artisti che meriterebbero, ma purtroppo non viene data loro visibilità. Infatti credo che il problema sia da spostare verso i grandi media, che non si interessano agli emergenti, quindi, preferiscono parlare dei soliti nomi o addirittura dei personaggi usciti dai talent, piuttosto che parlare di giovani artisti che hanno veramente una gran voglia di comunicare qualcosa di nuovo e fresco.
Proiettiamoci infine nel futuro: chi vi piacerebbe avere ospite nel vostro prossimo album?
Emanuele – Questo è un segreto hahahahah! …scherzi a parte, ci sarebbe una bella lista di persone con cui ci piacerebbe collaborare… a me personalmente piacerebbe molto collaborare con Trent Reznor, Chino Moreno o James Maynard.
Stefano – sicuramente tra i primi nomi che posso fare ci sono Cristiano Godano e Manuel Agnelli.
Simone – qui è difficile rispondere…non nascondo però che sarei onorato di ospitare Manuel Agnelli, lo stimo molto, davvero un grande artista.
Tags: cella zero, giardini di chernobyl, Il Desiderio Oscuro Di Charly, intervista
You must be logged in to post a comment.